C’è però aria di casa nel fuoristrada che, insieme a Suor
Lucia Bartolomasi (di Alpignano), ci trasporta dalla capitale della Mongolia a
Arveiheer, dove ha sede la piccola comunità dei missionari e delle missionarie
della Consolata, eretta parrocchia da poco più di un mese. Macinando chilometri
si intrecciano ricordi, mischiando con disinvoltura il presente della realtà
missionaria fra i nomadi delle steppe, il futuro della nostra missione nel
continente asiatico e il passato fatto di luoghi e volti, conosciuti e
condivisi a Regina delle Missioni. È stato un po’ come portarvi con noi in
missione, lì dove, in fondo, ci avete inviati anni fa perché fossimo
l’espressione missionaria della vostra e nostra comunità parrocchiale.
Non c’è alcun dubbio che la missione in cui lavora padre
Giorgio, sia di frontiera, in un contesto di prima evangelizzazione e dove la
bellezza primitiva ed incontaminata dell’ambiente riesce soltanto in parte a
mitigare le asperità del clima, della lingua e della condivisione della vita
sociale con la gente mongola. Colpisce però vedere la serenità e la gioia con
cui lui e gli altri missionari e missionarie della Consolata si aprono alla
novità di questa missione che rappresenta per il nostro Istituto una sfida
nuova ed entusiasmante. Questa è senz’altro l’immagine più bella e forte che
porto nel cuore.
Chissà che un giorno un pellegrinaggio un po’ speciale non
possa condurre qualcuno della parrocchia, magari qualche ragazzo dei gruppi
giovanili, ad “assaggiare” un po’ di missione in Mongolia. Giorgio, immagino,
ne sarebbe contentissimo, così come felice sarebbe senz’altro la nostra
Patrona, Maria Regina delle Missioni, oggi presente nell’immagine della Vergine
Consolata, davanti alla chiesa, a forma di tenda mongola, della comunità di
Arveiheer.