domenica 19 febbraio 2012

Tutti evangelizzati, tutti evangelizzatori

Ritornare a Gesù Cristo e alla radicalità del suo Vangelo è un qualcosa di imprescindibile se vogliamo far passare in maniera effettiva il messaggio che dobbiamo comunicare. Non solo, è quanto mai appropriato per la nostra famiglia religiosa, in cerca di piste adatte a proporre una missione incarnata nell'oggi e desiderosa di intraprendere un cammino di conversione verso l'essenziale dell'annuncio di ieri, di oggi e di sempre.
Non possiamo essere evangelizzatori se non ci lasciamo costantemente evangelizzare da Cristo, incontrato nella sua Parola, nei poveri, nei Sacramenti; è un proposito che avrebbe sicuramente raccolto l'approvazione del Beato Giuseppe Allamano, ricordato e celebrato ieri a Fatima nel consueto pellegrinaggio annuale che i missionari che lavorano in Portogallo offrono ai tanti amici della Consolata in occasione della festa del nostro Fondatore. Il "prima santi e poi missionari" dell'Allamano si legge con chiarezza dietro al: “Todos evangelizados, todos evangelizadores”, motto della giornata e delle attività di tutto l’anno.
Circa novemila persone hanno partecipato ai vari momenti della giornata, segnata da un forte richiamo alla preghiera: nel rosario detto sui cento pullman che hanno convogliato la maggior parte dei pellegrini a Fatima, nella lunga via crucis missionaria, nella preghiera presso la cappellina delle apparizioni e, infine, nella grandiosa celebrazione eucaristica finale, celebrata nella grande chiesa della Santissima Trinità, capace di ospitare tutti i pellegrini accorsi al richiamo dell’Allamano. La speranza, ovviamente, è quella di costruire percorsi di incontro e formazione capaci di evangelizzarci, convertendoci così in efficaci evangelizzatori!




giovedì 9 febbraio 2012

La vita è un soffio

Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene (Giobbe 7, 7).

La prima lettura di domenica scorsa poneva queste parole nella bocca di Giobbe. Benedetto con una vita fortunata, ricco di figli, salute  e beni materiali, Giobbe si ritrova ammalato, sul lastrico e senza discendenza in poco tempo. La vita è un soffio, e di questa fragile contingenza in cui quotidianamente si dibatte il genere umano e che in questo momento lo sta colpendo così duramente, Giobbe chiede conto a Dio.
Dobbiamo staccarci dal pessimismo radicale che segna l'inizio del libro e non arrendersi all'impossibilità di vedere un giorno la luce splendere nuovamente nei nostri cuori e nella nostra vita; tuttaviaa non possiamo fare a meno di "sentir que es un soplo la vida", come cantava Carlos Gardel in Volver, un suo bellissimo tango (copio il link per poterlo ascoltare nella bellissima versione "flamenco" di Estrella Morente, così come appare nell'omonimo film di Pedro Almodovar).
La vita è un soffio e ieri sera ne ho avuto un'altra dimostrazione quando, ritornato a casa da un giro a Buenos Aires, ho saputo dell'assassinio avvenuto nel centralissimo parco del Retiro, di un turista francese che si era avvicinato per scattare qualche foto al monumento ai caduti della guerra delle Malvinas. Volevano rubargli la macchina fotografica, ha resistito all'assalto e si è preso una coltellata in pieno petto. Erano le 8 e mezza di mattina. Si chiamava Laurent, era un geologo ed amava la natura che fotografava con passione; aveva 52 anni, la barba, un gran sorriso e vedendo la foto pubblicata oggi su tutti i giornali anche un qualcosa di familiare. Sono passato di lì mezzora dopo, accompagnato dal fido padre Ariel, mia guida a Buenos Aires per un ultimo giorno di permanenza, puro turismo e tante foto che, non si sa mai, alla rivista potrebbero sempre servire. Aveva passato la mezzora precedente a catechizzarmi sul come tenere la macchina fotografica perché non me la sfilassero di nascosto, perché... non si sa mai. Verso le 9 e un quarto siamo passati anche noi, in bus, davanti al parco del ritiro. Ho visto la polizia, il furgoncino di una rete televisiva e ho scattato un paio di foto pensando che ci fosse un po' di tensione in merito alla questione delle Malvinas/Falklands e alle recenti polemiche che hanno coinvolto i governi argentino e britannico in occasione del trentennale del conflitto. Nulla di tutto questo: Laurent ha voluto raccogliere qualche immagine prima di lasciare definitivamente l'albero insieme a una coppia di amici che, ignari, stavano facendo le valigie per andare insieme a lui all'aeroporto. Avrebbero fatto ancora una tappa, qualche scatto alla natura e poi via, sarebbero tornati in Francia. La vita è un soffio, bisogna sentire che la nostra esistenza è tale e vivere in modo vero, serio, sincero, profondo ed impegnato la nostra esistenza, godendo di quegli attimi che possiamo stringere nelle nostre mani come un dono del presente, tanto prezioso quanto effimero. Chi ha fede, di quegli attimi ringrazia Dio.
Allego il link di Volver (Ritornare), nella bellissima versione "flamenco" di Estrella Morente, così come appare nell'omonimo film di Pedro Almodovar; è dedicato a Laurent Schwebel e alla sua famiglia, perché in Francia ritorni il ricordo bello, sereno e appassionato, dell'uomo che faceva fotografie alla natura. Forse, il sorriso con cui appare questa mattina sulle prime pagine dei giornali locali farà sentire meno il peso della sua assenza e accarezzerà come soffio leggero la vita di chi rimane e oggi lo piange.