martedì 19 giugno 2012

Consolata: auguri dall'Asia


Icona della Consolata dalla Mongolia

Senza voler mettere in dubbio il valore universale della consolazione, è bello sottolineare oggi, 20 giugno 2012, festa della Consolata, come l’Asia vesta splendidamente questo manto di misericordia e grazia con cui Dio protegge i suoi poveri attraverso l’intercessione di Maria. Indico una data precisa perché segna un impegno nel tempo che i missionari della Consolata si sono dati, nel loro Capitolo generale, di aprirsi con più decisione al continente più grande e popolato del mondo, in grandissima parte non cristiano.
Essere missionari in Asia oggi - lo hanno condiviso con noi in questi giorni confratelli e consorelle che lavorano in Corea e Mongolia - significa essere un seme gettato in un campo vastissimo, dove non esistono solchi, ma soltanto la casualità di poter cadere in terra fertile ed accogliente, dove inizi lentamente a crescere e, forse, a dare frutto. Significa lavorare nel silenzio, in punta di piedi, assaporando quotidianamente la difficoltà di vivere in un continuo paradosso: cercare l’utilità della missione nel sentirsi inutili, la grandezza nelle piccole cose, la centralità della nostra fede nel sentirsi emarginati e periferici.
Maria Consolata incarna questo stile alla perfezione. La serva umile che accoglie nel silenzio le pillole di mistero che il Signore le fa prendere poco alla volta (fino all’ultimo amarissimo rimedio assunto sotto la croce) diventa compagna d viaggio, maestra di vita e di stile per quei missionari che sono quasi obbligati dal contesto a fare una missione come il nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, avrebbe voluto: fatta bene… e senza rumore.
Statuetta proveniente dal Perù
Tanti auguri a chi legge, dunque, semplici e sentiti, accompagnati da due immagini significative: una Consolata “mongola”, dipinta da un pittore di Ulaan Baatar con ti tratti forti e gentili di una nomade delle steppe. È un’immagine conosciuta perché campeggia ormai da qualche anno sulla testata della homepage del nostro sito ufficiale, www.consolata.org. La seconda è una madonna peruviana che allatta il suo Gesù. L’ho fotografata oggi nell’ufficio di Mons. Pietro, vescovo di Ui-jong-bu, una diocesi alla periferia Nord della grande Seul, alla frontiera con la Corea del Nord, diocesi in cui lavorano i nostri confratelli della comunità di Tong-du-cheon. Offrono un servizio di evangelizzazione dei poveri che, oggi, sono in particolare i molti migranti, sovente illegali, che abitano quell’ultimo tentacolo di città che si esaurisce in una delle grandi basi militari americane tuttora presenti in Corea. In queste due immagini si specchiano i volti dei tanti che sperano nel Dio liberatore, in Colui che ascolta il grido del suo popolo e ne scioglie le catene, qualunque esse siano.
Buona Festa della Consolata.

domenica 17 giugno 2012

Mongolia: La parrocchia nel deserto


Peter e Giorgio, missionari ad Arweiheer
Un mese o poco più è trascorso dal mio rientro dalla Mongolia. Un viaggio che non sembra essere mai finito per l'aver nuovamente incontrato in questi giorni i missionari e le missionarie che lavorano a Ulaan Baatar e Arveiheer, le nostre due "basi" nella patria di Genghis Kahn. Insieme a loro abbiamo riflettuto su cosa significa essere missionari oggi in Asia, cosa di fondamentale importanza visto che le nuove direttive del nostro Istituto, in obbedienza al fatto che siamo missionari per la prima evangelizzazione, ci impongono di rivolgerci decisamente verso questo immenso continente. Li abbiamo visti ripartire riposati e motivati (i confratelli della Corea, approfittando delle maggiori opportunità offerte dal paese, non peccano di ospitalità e generosità), in vista degli impegni importanti che li attendono. Oggi, la missione di Arveiheer è stata eretta parrocchia ed è stata festa grande nella piccola cittadina mongola, che si affaccia sul deserto del Gobi. La chiesa è una tenda, una gher, come le abitazioni tradizionali dei nomadi delle steppe, a significare una presenza piccola di una chiesa che sta nascendo e si sviluppa poco a poco. Dio pianta i paletti della sua tenda in mezzo al popolo che ama; un gesto promesso e compiuto innumerevole volte nella storia della Salvezza e ripetuto oggi, nel deserto di erba e sabbia che circonda la missione di Arveiheer.


Un sito da tenere nei preferiti

La "tenda-parrocchia" di Arweiheer