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| Il "mitico" armadietto |
L'impatto per il visitatore, soprattutto se un po' distratto come il sottoscritto, non è dei più automatici; ci si dimentican sovente di togliersi le scarpe e, a volte, si fa un po' di resistenza. Innanzitutto, ad aprire il famoso armadietto, tesoriere di profumi orientali tra i più "speziati", ma anche perché tutto questo armeggiare intorno alle scarpe cozza con usi diversi come quelli a cui siamo abituati, in cui, al massimo, ci si mette le pantofole quando si rientra in casa, ma poi ci si ferma lì; guai, inoltre, far togliere le scarpe a un ospite. L'invitato può venire a cena carico di tutta la sozzura dei marciapiedi calpestati, ma mai e poi mai gli verranno fatte togliere le scarpe prima di accedere al salotto e sedersi a tavola.
Questo per quanto riguarda le differenze culturali. Interessante, tuttavia, leggere questo rito come una metafora, della diversa sacralità dei luoghi, luoghi che sono anche territori dell'incontro con se stessi e con l'altro.
Ci sono spazi che vanno rispettati, dentro di me, come in chi mi è vicino. C'è uno spazio in cui io interagisco liberamente con ciò e chi mi circonda, ma vi sono spazi più intimi che meritano rispetto e cura differente: quello del mio focolare, del mio chiostro, e spazi ancora più privati, dove solo io posso accedere e camminare a piedi nudi. Questo vale anche per le relazioni con le altre persone, l'incontro con le quali ha diversi livelli di intimità e profondità, di attenzione e cura differenti. Dio solo sa quanto alto sia il rischio, in Asia, forse, più che altrove, di continuare a viaggiare im mezzo alla gente... e le scarpe non togliersele mai.

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