
Fu una domenica di tristezza, di cordoglio. Un professore della scuola in cui andavo anni prima perse un figlio o una figlia... lo sentimmo vicino. Ricordo le telefonate a casa per avvisare che quella domenica si era andati in altri posti. Io quell'anno ero militare, e quel fine settimana ero in licenza;lo stesso film l'avevo visto un mese prima a Verona con i miei commilitoni: era un film francese, si intitolava "La capra".
Non lo sapevamo ancora, ma quella domenica di febbraio ci avrebbe cambiato la vita. 64 persone morirono per asfissia in un locale trasformatosi improvvisamente in una gabbia di fumo, una camera a gas da cui non riuscirono a fuggire. L'assurdo nella tragedia fu che lo Statuto era un cinema in regola per la normativa del tempo, come un'ispezione sulla sicurezza aveva certificato poco tempo prima dell'incidente. Non era il cinema fuori posto, erano le regole a dover essere cambiate.

In questo caso l'errore umano sembra essere chiaro ed è stato fatale, anche se, come sempre, bisognerà superare la grande emozione del momento per analizzare freddamente e analiticamente questo evento. Oggi in Corea ci si sta chiedendo come la nazione possa essere preparata ad avvenimenti di questo tipo e il dibattito porterà lontano.Per ora rimane l'emozione di tanti giovani che lasciano messaggi di condoglianze e di vicinanza per le vittime e le loro famiglie scritti su nastri gialli che trovi appesi ovunque nel centro di Seul. Sono giovani della stessa età di quelli che hanno perso la loro vita sulla nave "Sewol", per una assurda serie di circostanze; giovani che sperano che questa tragedia possa servire a qualcosa, non soltanto a provocare dolore, e come nel caso del Cinema Statuto, cambi la loro vita per sempre, in meglio.
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